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Mio figlio ha la scoliosi: cosa fare? – Il ruolo dei genitori

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Mio figlio ha la scoliosi: cosa fare? – Il ruolo dei genitori

Trovarsi senza difese davanti alla scoperta della scoliosi. Capita spesso ai genitori di ragazzi ai quali è appena stata diagnosticata questa patologia. Si guardano fra di loro, si sentono spesso colpevoli per non aver visto prima. A causa di questa cecità pensano di aver mancato al loro ruolo di genitori.

Naturale per il medico specialista e il terapista sentirsi solidali verso questa famiglia e verso questo sentimento di inadeguatezza per non aver saputo difendere al meglio e per tempo la salute e la felicità del figlio.
Fughiamo allora le paure e le colpe.

Scoprire la scoliosi non è solo questione di occhio ma anche di tempi e di occasioni giuste. Sfortunatamente questa malattia colpisce quasi sempre nella delicata fase dell’esplosione adolescenziale. Sfortunatamente perché, in caso di trattamento con corsetto, questo ingombrante accessorio sconvolge gli equilibri di una persona in piena mutazione, condizionata da modelli di apparenza che non lasciano scampo a chi resta ai margini.

Ancora, sfortunatamente, perché questi sono gli anni in cui abbiamo sempre maggiori difficoltà ad osservare le schiene nude dei nostri figli, che stanno uscendo dal bozzolo dell’infanzia e che attribuiscono agli amorevoli sguardi dei genitori un’imperdonabile attentato alla conquistata privacy. In questi anni la scoliosi è caratterizzata da peggioramenti veramente bruschi e veloci. Quindi, o siamo fortunati e ci capita di assistere all’improvviso peggioramento durante le vacanze estive, nel breve periodo in cui i ragazzi si fanno guardare la schiena nuda, oppure l’improvvisa evoluzione resta celata fino a una visita occasionale di un medico sportivo o all’osservazione estemporanea della maestra di danza.

Non è giusto sentirsi colpevoli, perché le caratteristiche di questa patologia non sono favorevoli alla sua scoperta precoce da parte di occhi inesperti.

Certo vedere i nostri figli in difficoltà è terribile. Vorremmo poterci sostituire a loro, in maniera che non debbano soffrire ed affrontare prove apparentemente insormontabili. Purtroppo (o per fortuna) non è questo il compito di noi genitori. Dobbiamo invece guidare i nostri figli e fare il tifo per loro, aiutarli poco per volta a fare le loro scelte autonomamente, affrontare le difficoltà senza scappare o cercare scorciatoie.

Poi c’è l’altro importante scoglio da superare: a chi affidarsi? A chi rivolgersi per la salute dei propri figli?

Chiedere al proprio medico è certamente un primo passo. Chiedere ad altri pazienti è un altro passo. Cercare in rete può essere utile per capire che cosa fa e come si muove un professionista.

Molto utile, dopo aver cominciato la terapia, è leggere i consigli SOSORT (versione originale in inglese) su come si deve lavorare nel campo della scoliosi e scoprire se chi vi segue si muove in questo modo.
Se invece cercate un “luminare” fate una veloce ricerca sul nome di chi avete scelto su un motore di ricerca internazionale sugli articoli medici di maggiore qualità: basta mettere il cognome e l’iniziale del nome (attenzione alle molte omonimie, si possono verificare la città e l’istituto aprendo i link relativi) e vedere se questa persona pubblica sull’argomento e capirete i suoi interessi primari.

Altre domande da porsi durante la visita: lo specialista ha misurato la radiografia (nella maggior parte dei casi viene effettuata direttamente a computer tramite uno schermo, perché le radiografie sono su supporto cd) ? Ha visitato e misurato vostro figlio/a? Ha parlato con voi? Ha parlato con il ragazzo/a?

Va sempre poi ricordato un altro aspetto importante. La scoliosi richiede una notevole esperienza specifica, perché anche chi è esperto può sbagliare (e dall’errore non si torna più indietro), ma chi non è esperto sbaglia molto più facilmente o per noncuranza (non si preoccupi, passerà crescendo…; basta un po’ di nuoto…; stia tranquilla e torni tra un anno…) o per eccesso (ci vuole assolutamente un corsetto in una scoliosi neanche misurata che poi si scopre essere di 10°!). Fidatevi solo dell’esperienza, anche se comporta di fare dei chilometri per la salute dei figli.

Il migliore incoraggiamento è nelle parole di una mamma, Patrizia, con una figlia con corsetto: “Il corsetto può sembrare una tragedia, ma bisogna imparare a viverlo con leggerezza e serenità, pensando che sarà solo un passaggio nella crescita dei nostri ragazzi che diventeranno più forti e in salute. Genitori abbiate pazienza. Incoraggiate e confortate i vostri figli nei momenti di sconforto senza mai fare pesare loro questo scherzetto che la crescita della loro schiena ha voluto riservare loro. Ironizzate su questo compagno di viaggio. E allora tutto sarà più semplice”.

artricolo tratto da ISICO - Milano

 

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